martedì 3 maggio 2022

Stato moderno

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 L’attributo fondamentale dello Stato moderno è la sua sovranità: con il termine si indica un potere sommo, da cui derivano tutti i poteri inferiori e che non riconosce al di sopra di sé stesso nessun’altra autorità. I primi teorici della sovranità furono Jean Bodin (1529 – 1596) e Thomas Hobbes (1588 – 1679), che auspicarono la formazione di uno Stato forte e unitario.

Lo Stato assoluto

La prima forma istituzionale di Stato moderno è stata la monarchia assoluta, il cui esempio più significativo era il regno di Luigi XIV di Francia (1661 – 1715). Il tratto essenziale di questa forma di Stato è l’accentramento del potere nella figura del monarca. Thomas Hobbes ritiene che la legittimazione teorica dell’assolutismo costituisca la soluzione necessaria per uscire dalla condizione di guerra. Lo Stato assoluto è l’esito di un patto irrevocabile, con cui gli individui cedono una sola persona o istituzione la libertà totale di cui essi godono per natura, ricevendone in cambio pace e sicurezza.

 

La monarchia costituzionale

La monarchia costituzionale, le cui origini sono inglesi e che risalgono al regno di Guglielmo III d’Orange e della moglie Maria, si basa sul liberalismo politico. Si fonda sul riconoscimento a tutti i cittadini dei diritti civili, ovvero quei diritti che definiscono uno spazio in cui il cittadino può agire liberamente. Il liberalismo ritiene necessaria un’equilibrata distribuzione dei tre poteri fondamentali (legislativo, esecutivo e giudiziario), che nello Stato assoluto sono incentrati nelle mani di un singolo uomo.

I diversi poteri vanno pertanto affidati a organi reciprocamente indipendenti, secondo il principio della separazione dei poteri, che costituisce un requisito classico sia del liberalismo sia delle odierne democrazie.

 

La democrazia liberale

La democrazia liberale è la forma odierna del cosiddetto “Stato rappresentativo”, in cui i singoli individui sono considerati uguali di fronte alla legge. Gli Stati rappresentativi ereditano dalla tradizione liberale il principio della separazione dei poteri e l’attenzione ai diritti civili dei singoli, perché assumono il principio della sovranità popolare. Tra i diritti politici si trova la libertà di tutti i cittadini di partecipare attivamente alla vita della nazione.

 

L’espansione dello stato

Con l’espressione “società civile” si indica tutto ciò che non è Stato o governo politico: in pratica, il mondo del lavoro e delle associazioni, i cui membri sono collegati tra loro da una condivisione di interessi e da relazioni paritarie e volontarie. Gli antichi greci indicavano infatti l’intero ambito delle relazioni pubbliche con il nome stesso della città-Stato, pòlis. La distinzione fondamentale nella Grecia classica era piuttosto quella tra polis e la famiglia, ovvero la sfera delle questioni di interesse comune, da dibattere nell’agorà, nelle assemblee politiche o nei tribunali, e la sfera delle questioni personali, private, da risolvere nello spazio racchiuso e addirittura nascosto dalle mura domestiche.

 

Lo Stato totalitario

Il Novecento ha conosciuto un esempio particolarmente significativo del processo di espansione dello Stato: si tratta dello Stato totalitario. Il totalitarismo si afferma nella prima metà del Novecento, regolando la vita dei cittadini e imponendo norme di civile convivenza. Lo Stato totalitario considera i singoli individui come meri elementi dell’organismo statale. Gli storici individuano le esemplificazioni più compiute del totalitarismo nello stalinismo sovietico, nel fascismo italiano e nell’arare i campi tedesco, tutti affermatisi nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, cioè un’epoca contraddistinta da una profonda crisi dello Stato tradizionale e da una conseguente involuzione in senso autoritario.


Il totalitarismo presenta alcuni tratti che impongono la distinzione dalle dittature. La sua caratteristica più importante è il completo e assoluto assorbimento della società civile da parte dello Stato.

 

Il totalitarismo secondo Hannah Arendt

Nell’opera “Le origini del totalitarismo”, Hannah Arendt individua i seguenti tratti distintivi dei regimi totalitari:

-       La presenza i un capo che svolge il ruolo di guida carismatica delle masse e che, come tale, è insostituibile; la sua dinamica volontà è legge suprema.

-       L’assolutezza della leadership, ovvero un individuo che guida un gruppo di persone al suo stesso livello, ma deve essere superiore senza alcun vincolo.

-       L’appoggio delle masse e fanatismo

-       Il controllo di ogni aspetto della vita degli individui

-       Una nuova distorta concezione della realtà

-       La propaganda

-       Il ricorso al terrore

-       Il riferimento continuo a un’ideologia per la quali il regime totalitario è mero strumento di attuazione di un processo ineluttabile, simile alla selezione naturale.

 

Deportazione e concentramento nei regimi totalitari

Una costante dei totalitarismi è il ricorso ai campi di concentramento. Con l’espressione si indica una struttura carceraria perlopiù costruita all’aperto composta di grandi baracche e recintata con alti reticolati di filo spinato. Nota anche come deportazione, termine che allude ad un allontanamento forzato, pratica già nota nella Russia zarista.
Nei campi di concentramento sovietici noti come “gulag” i prigionieri erano sfruttati, ma si riusciva a uscirne ancora vivi, in quanto non erano organizzati come “fabbriche di morte”.

Nei campi di sterminio nazisti, indicati come “campi di sterminio”, i prigionieri non solo venivano ridotti in schiavitù, ma attendevano senza speranza di essere “soppressi”, il che alimentò il terrore di massa.

 

 

 

 

Quando nasce lo Stato moderno e qual è la sua principale caratteristica?

-       L’attributo fondamentale dello Stato moderno è la sua sovranità: con il termine si indica un potere sommo, da cui derivano tutti i poteri inferiori e che non riconosce al di sopra di sé stesso nessun’altra autorità.

I primi teorici della sovranità furono Jean Bodin (1529 – 1596) e Thomas Hobbes (1588 – 1679), che auspicarono la formazione di uno Stato forte e unitario.

 

In che cosa consistono i diritti civili e quando si affermano?

-       Si fonda sul riconoscimento a tutti i cittadini dei diritti civili, ovvero quei diritti che definiscono uno spazio in cui il cittadino può agire liberamente. Il liberalismo ritiene necessaria un’equilibrata distribuzione dei tre poteri fondamentali (legislativo, esecutivo e giudiziario), che nello Stato assoluto sono incentrati nelle mani di un singolo uomo.

I diversi poteri vanno pertanto affidati a organi reciprocamente indipendenti, secondo il principio della separazione dei poteri, che costituisce un requisito classico sia del liberalismo sia delle odierne democrazie.

Rientra anche il principio della sovranità popolare. Tra i diritti politici si trova la libertà di tutti i cittadini di partecipare attivamente alla vita della nazione.

 

Che cosa sono lo Stato rappresentativo e la società civile?

-       La democrazia liberale è la forma odierna del cosiddetto “Stato rappresentativo”, in cui i singoli individui sono considerati uguali di fronte alla legge. Gli Stati rappresentativi ereditano dalla tradizione liberale il principio della separazione dei poteri e l’attenzione ai diritti civili dei singoli, perché assumono il principio della sovranità popolare. Tra i diritti politici si trova la libertà di tutti i cittadini di partecipare attivamente alla vita della nazione.

-       Con l’espressione “società civile” si indica tutto ciò che non è Stato o governo politico: in pratica, il mondo del lavoro e delle associazioni, i cui membri sono collegati tra loro da una condivisione di interessi e da relazioni paritarie e volontarie.

 

Qual è la maggiore differenza fra totalitarismo e dittatura?

-       Il totalitarismo presenta alcuni tratti che impongono la distinzione dalle dittature. La sua caratteristica più importante è il completo e assoluto assorbimento della società civile da parte dello Stato.

 

Secondo Arendt, quali sono i tratti distintivi del totalitarismo?

-       Nell'opera "Le origini del totalitarismo", Hannah Arendt individua i seguenti tratti distintivi dei regimi totalitari:

o   La presenza i un capo che svolge il ruolo di guida carismatica delle masse e che, come tale, è insostituibile; la sua dinamica volontà è legge suprema.

o   L'assolutezza della leadership, ovvero un individuo che guida un gruppo di persone al suo stesso livello, ma deve essere superiore senza alcun vincolo.

o   L'appoggio delle masse e fanatismo

o   Il controllo di ogni aspetto della vita degli individui

o   Una nuova distorta concezione della realtà

o   La propaganda

o   Il ricorso al terrore

o   Il riferimento continuo a un'ideologia per la quali il regime totalitario è mero strumento di attuazione di un processo ineluttabile, simile alla selezione naturale.

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Pag. 460   L’attributo fondamentale dello Stato moderno è la sua sovranità: con il termine si indica un potere sommo, da cui derivano tutti ...