martedì 3 maggio 2022

Politica

Pag. 456

 

Il Potere

Con il termine potere si intende la capacità di ottenere degli effetti, di produrre dei cambiamenti o di esercitare un’influenza. Il potere coincide con la capacità di modificare il comportamento di altri singoli o di altri gruppi.

-       In primo luogo, un concetto che fa riferimento a una relazione tra due singoli, tra due gruppi o tra un singolo e un gruppo.

-       In secondo luogo, quello di potere è un concetto bifronte, perché si può riferire sia a un comando impartito da un uomo a un altro uomo, sia a una progressiva acquisizione della capacità di fare o agire. Sia a un comando, sia a un “poter fare”, “essere in grado di”. Lo sviluppo fisico e psicologico del bambino si basa infatti sull’esperienza, prima in famiglia e poi a scuola.

 

La pervasività del potere

Michael Faucault (1926 – 1984), conia il termine pervasività, con il quale si intende richiamare il fatto che il potere è diffuso in tutti i rapporti e in tutte le pratiche sociali.

Esiste secondo lui una dimensione “macro” del potere, rappresentata dalla sua concentrazione negli organi dello Stato preposti a legiferare e governare. Esiste anche una dimensione “micro”, cioè la rappresentazione del potere come forza impersonale e anonima che è presente ovunque, negli ambienti di lavoro, nelle istituzioni educative. Non è un’analisi del “Potere” inteso come insieme di istituzioni che garantiscono la sottomissione dei cittadini dall’autorità dello stato, ma del “potere” inteso come insieme di rapporti di forza che strutturano la società. La microfisica del potere non ignora l’importanza dello Stato, infatti sostiene che questo non ricopre tutto il campo reale dei rapporti, di potere che strutturano la società. In altre parole, è il potere a plasmare la società, e non lo Stato. Il potere nella sua pervasiva dimensione “micro”, non è mai repressivo, ma agisce come organizzazione della vita sociale in chiave positiva.

 

Potere e Stato nell’analisi di Weber

Secondo Weber, la sociologia politica, di cui Weber è primario esponente, affronta tali questioni in chiave concreta e descrittiva. Il punto di vista giuridico del potere in astratto deve essere rigorosamente distinto dal punto di vista sociologico, volto invece ad analizzarne la validità empirica, cioè a verificare caso per caso il concreto funzionamento delle relazioni politiche. È essenziale prendere atto del fatto che i modi in cui il potere viene esercitato mutano nello spazio e nel tempo. 

Weber distingue il potere legittimo tipico di uno stato, della pura e semplice forza, come quella esercitata da un malvivente che ottiene l’obbedienza altrui con a minaccia delle armi. Se è legittimo, il potere di norma non ha bisogno di ricorrere alla forza; se è illegittimo richiede l’esercizio costante della forza bruta.

La distinzione proposta da Weber risulta fondata sul diverso tipo di obbedienza ottenuta: continuativa e spontanea in un caso, discontinuativa e coatta nell’altro. La teoria non deve tener conto delle giustificazioni adottate da chi detiene il potere, ma deve considerare solo il modo in cui di fatto “funziona” il suo comando.

Il potere legittimo può secondo Weber essere distinto in 3 tipi “puri” o “ideali”:

-       Il potere tradizionale

-       Il potere legale-razionale

-       Il potere carismatico

In quanto idealtipi, queste forme di potere non descrivono casi particolari, ma sono schemi concettuali che svolgono una funzione “euristica”, cioè permettono di scoprire nei casi concreti alcune caratteristiche che normalmente sfuggirebbero all’osservazione.

Nelle forme di potere tradizionale nel rispetto della tradizione e nella reverenza verso la persona del signore.

Nelle forme di potere legale-razionale l’obbedienza è motivata dalla credenza nella razionalità del comportamento conforme alla legge, considerata un insieme di norme generali e astratte. Il rapporto di obbedienza si spersonalizza e l’impersonalità diventa la caratteristica principale nell’organizzazione del potere.

L’idealtipo del potere legale-razionale evidenzia una tendenza tipica dello Stato burocratico.

Nelle forme di potere carismatico l’obbedienza è motivata dalla credenza nelle doti straordinarie del capo. Il termine “carisma” indica una dote spiegabile solo attraverso un rapporto privilegiato dell’individuo che ne è depositario con la divinità; vocazione o chiamata interiore.

 

 

 

Perché quello di potere è un concetto bifronte?

-       Il potere è un concetto bifronte, perché si può riferire sia a un comando impartito da un uomo a un altro uomo, sia a una progressiva acquisizione della capacità di fare o agire. Sia a un comando, sia a un “poter fare”, “essere in grado di”.

 

A che cosa si allude parlando di “pervasività” del potere?

-       Con il termine pervasività si intende richiamare il fatto che il potere è diffuso in tutti i rapporti e in tutte le pratiche sociali.

Esiste secondo lui una dimensione “macro” del potere, rappresentata dalla sua concentrazione negli organi dello Stato preposti a legiferare e governare. Esiste anche una dimensione “micro”, cioè la rappresentazione del potere come forza impersonale e anonima che è presente ovunque, negli ambienti di lavoro, nelle istituzioni educative.

 

In che senso Weber distingue tra potere legittimo ed esercizio della forza?

-       Weber distingue il potere legittimo tipico di uno stato, della pura e semplice forza, come quella esercitata da un malvivente che ottiene l’obbedienza altrui con a minaccia delle armi. Se è legittimo, il potere di norma non ha bisogno di ricorrere alla forza; se è illegittimo richiede l’esercizio costante della forza bruta.

 

Secondo Weber, quali sono gli idealtipi del potere legittimo?

-       In quanto idealtipi, queste forme di potere non descrivono casi particolari, ma sono schemi concettuali che svolgono una funzione "euristica", cioè permettono di scoprire nei casi concreti alcune caratteristiche che normalmente non sfuggirebbero all'osservazione.

Nelle forme di potere tradizionale nel rispetto della tradizione e nella reverenza verso la persona del signore.

Nelle forme di potere legale-razionale l'obbedienza è motivata dalla credenza nella razionalità del comportamento conforme alla legge, considerata un insieme di norme generali e astratte.

Nelle forme di potere carismatico l'obbedienza è motivata dalla credenza nelle doti straordinarie del capo. 

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