lunedì 17 gennaio 2022

Disoccupazione, Il lato oscuro dello sviluppo




Argomenta a partire dal periodo pandemico come il mercato del lavoro, le politiche legate all’occupazione, le politiche economiche e la gestione della comunicazione ne ha risentito.

In particolare, secondo te, la comunicazione è stata appropriata, sia quella istituzionale sia quella dei mass media.

Il mercato del lavoro in che modo ha reagito e le politiche a livello nazionale europeo, anche internazionale, sono state adeguate?

Quali sono state le priorità della politica nel gestire i vari aspetti nel gestire questa emergenza, coincidono con quelli che secondo te dovrebbero essere?

            



 

Mercato di Lavoro

Il mercato del lavoro è per definizione un “insieme dei meccanismi che regolano il processo di incontro tra imprese che domandano lavoro e lavoratori che lo offrono…” (Definizione Treccani). 

 

In questo modo si determinando i livelli salariali e occupazionali. I servizi lavorativi rappresentano una merce, che può essere scambiata come le altre con una somma di denaro definita contrattualmente. Quindi il mercato del lavoro è uguale a quello in cui si scambiano altri beni e servizi, nel quale i venditori, rappresentati dai lavoratori, e gli acquirenti, cioè imprese e imprenditori, si incontrano in uno scambio del lavoro, cioè il prodotto. 

Il lavoratore, però, non vale come merce, in quanto mantiene la dignità umana e tali diritti inviolabili. L’operaio offre solo ed esclusivamente il suo servizio, la mano d’opera.

Il lavoro è differente, per molti aspetti, da tutte le altre merci e dagli altri fattori produttivi, perché il rapporto di impiego coinvolge i
n modo profondo l’individuo. La natura personale della prestazione lavorativa spiega perché la libertà di contrattazione delle parti sia limitata, in vario modo, da organizzazioni o da leggi, a tutela dei diritti della persona. In primo luogo, generalmente, i lavoratori non prestano la loro attività a giornata, ma con contratti a lungo termine e ciò rende differente il mercato rispetto a quelli con contrattazione competitiva a pronti. Tali contratti dovrebbero stabilire le combinazioni di salario e occupazione per ciascuno stato della natura, per esempio, per le diverse situazioni di recessione ed espansione. Tuttavia, per entrambe le parti la stipula comporta elementi di incertezza, che possono essere eliminati solo parzialmente dopo il perfezionamento del contratto stesso. L’avversione al rischio dei lavoratori implica che in alcuni casi vengano adottati contratti impliciti.

La produttività dipende anche dalla modalità con cui il rapporto di lavoro è strutturat
o, e in particolare dalla formula retributiva. I processi tecnologici e organizzativi non sono infatti così deterministici da togliere ogni autonomia al lavoratore. Uno degli aspetti della complessità della gestione delle risorse umane deriva dal fatto che l’informazione è imperfetta, per cui sia alcune caratteristiche intrinseche dei lavoratori, cioè le loro abilità, sia le loro attività non sono direttamente osservabili, né verificabili. Il mercato, quindi, spesso non opera secondo le leggi concorrenziali della domanda e dell’offerta, e sono le imperfezioni informative, il potere di mercato, le rigidità e le istituzioni a giocare un ruolo rilevante, spesso a impedire che la domanda eguagli l’offerta di lavoro, creando disoccupazione. Per esempio, i lavoratori sono spesso rappresentati dal sindacato che aumenta il potere contrattuale degli insider. Molti scambi tra loro e le imprese non avvengono direttamente sul mercato, ma sono mediati all’interno delle imprese, cioè hanno luogo nel cosiddetto mercato interno. 

Questo definisce le procedure utilizzate nell’azienda per muovere gli occupati da un posto a un altro e per stabilirne i percorsi di carriera. Le società possono acquistare le risorse umane di cui hanno bisogno ricorrendo al mercato esterno, eventualmente offrendo un salario più alto rispetto a quello dei concorrenti, oppure al mercato interno, coltivando la professionalità dei propri dipendenti, investendo nella loro formazione, e garantendosi, in questo modo, la disponibilità delle risorse umane di cui prevedono di avere bisogno.

 

Lavoro durante il Lockdown

Alcuni concetti ricorrenti in ambito lavorativo durante il cosiddetto lockdown avvenuto nel 2020 sono stati il “homeworking”, che si basava su un lavoro in remoto, da casa, la digitalizzazione dei mestieri, che permetteva un servizio anche a distanza, e il reskilling. Mentre gli altri aspetti verranno ripresi in seguito, ci concentriamo momentaneamente sul reskilling. È un percorso che permette all’individuo di reinventarsi in ambito lavorativo, studiando, aggiornandosi, dare un’occhiata a mestieri diversi e cambiare la propria carriera, oppure addirittura inventando nuovi mestieri. 

Nel dramma che non ha permesso a milioni di persone di lavorare, tanti lavoratori, impossibilitati a proseguire la loro normale attività, si sono ingegnati nelle settimane di quarantena per re-inventare il proprio mestiere oppure per impararne uno nuovo, da continuare poi anche a lockdown finito. 

In quarantena, diverse aziende e singoli professionisti hanno offerto anche gratuitamente i propri corsi di formazione online: cucina, social media, bricolage, persino finanza. Una buona occasione per chi di solito non ha tempo di cimentarsi con le proprie passioni extra-lavoro.

Un esempio direttamente da Bolzano, è il caso di Laura Fecchio, titolare di un centro estetico. Come molti altri, ha dovuto chiudere per mesi la sua attività.

Come mettere a frutto il tempo a disposizione allora? Con dei corsi di marketing online e per i social, che hanno permesso al suo centro estetico di svoltare ampliando di molto anche i servizi offerti: “Ho seguito un percorso di promozione digitale negli ultimi mesi e ho capito che quella era l’unica soluzione. Ovviamente non ho fatto tutto da sola, sono seguita da un’azienda specializzata. Riunioni, confronti e pianificazioni per capire come comportarci”. 


Per parecchio tempo Laura si è quindi dovuta confrontare con argomenti non suoi (la comunicazione sui social), ma che poi sono tornati utili per la sua attività: “Mi sono praticamente attaccata a telefono e computer otto ore al giorno”. E così i canali web del centro estetico non sono solo diventati un veicolo per l’e-commerce, ma profili interessanti anche per chi non necessariamente è intenzionato a comprare: “Non abbiamo smesso di parlare del lavoro nel centro, ma parlavamo anche di noi e di come stavamo vivendo quel periodo. Smorzando i drammi e cercando sorrisi”. 

(Dolomiti – 11 Settembre 2020)

 

Disoccupazione durante il lockdown

            Nella tradizione di pensiero classico-marxiana il mercato del lavoro è rappresentato come il punto di incontro fra la classe dei lavoratori, che non possiede i mezzi di produzione, e la classe dei capitalisti che invece controlla il processo produttivo. La disoccupazione ha luogo in assenza di questo accordo.

Il problema della disoccupazione, o, almeno, della ricerca delle possibili vie percorribili per ridurne l’entità e le cause, è stato sempre considerato uno dei temi centrali della politica economica.

            Concentrandosi sulla ricerca sui benefici del mondo reale si riconosce come la pandemia COVID-19 abbia esposto e fortemente inasprito le ingiustizie esistenti nel mercato del lavoro. Milioni di lavoratori hanno lavori precari che sono incerti nella continuità e la quantità di lavoro, non pagano un salario di sussistenza, non danno ai lavoratori il potere di sostenere le loro esigenze, o non forniscono l'accesso ai benefici di base. Il potere e il privilegio sono fattori determinanti di chi è a rischio per il lavoro precario, con le comunità storicamente emarginate essere sproporzionatamente vulnerabili a queste condizioni di lavoro. A loro volta, le persone con lavoro precario sperimentano stress cronico e incertezza, mettendoli a rischio per la salute mentale, fisica, e problemi relazionali. Questi fattori di rischio possono ulteriormente peggiorare gli effetti della crisi del COVID-19, esponendo contemporaneamente le ingiustizie che esistevano prima delle crisi.

       


     Inoltre, in una reazione a catena, le aziende si ritrovano nella posizione di non poter più mantenere un certo numero di dipendenti. Le persone, a causa delle giustificate restrizioni, non escono di casa, non fanno attività, non viaggiano, non consumano. Senza il consumo di beni e servizi, le aziende che producono quest’ultimi non ricavano un profitto, devono mettere in stand by la produzione o addirittura chiudere i battenti. I lavoratori, non potendo produrre, si ritrovano, sì, con un’occupazione, ma senza lavoro. Senza lavoro non può esserci una retribuzione in quanto nemmeno l’azienda può permettersi di pagare i suoi dipendenti in una fase di stallo. Ciò, oltre a causare disagi di vario genere, crea anche un alto tasso di povertà. Chi prima poteva vantare almeno la stabilità economica, ora non arriva a fine mese.

 

Distanziamento sociale

            Un effetto sociale ricorrente in periodo pandemico è l’asocialità dell’individuo. Non solo un senso di apatia ha accomunato molte persone durante la quarantena, ma l’assenza di rapporti sociali ha aumentato la difficoltà di molti a socializzare.

Nel mondo del lavoro, un fattore di fondamentale importanza è il contatto umano tra datore di lavoro, lavoratore, acquirente, in uno scambio sociale. Ecco, questo rapporto umano va a perdersi nella distanza causata dalle misure restrittive.

Il lavoro online non è un fenomeno nuovo e già il lavoro per telefono era stato criticato per la mancanza di empatia e relazione umana. Ma con la pandemia molti lavori sono stati digitalizzati e la distanza tra le persone è aumentata. 

A seguire una statistica prodotta dal politecnico di Milano e pubblicata da “La Repubblica”:


 

Si nota un alto tasso di lavoratori che lavorano da casa, il che crea una barriera non indifferente nei rapporti che si instaurerebbero tra i vari individui, creando un danno a livello umano.           

Il mercato del lavoro si è adeguato a questa situazione attraverso norme e sistemi avanzati per la realizzazione di un posto di lavoro adatto all’emergenza. Come diretta conseguenza è aumentato il lavoro complessivo nei vari ambiti lavorativi.

La comunicazione ha perso di qualità e quantità, in quanto si limita a videochiamate e social media. Questo ha un impatto molto forte sul livello di informazione e sulle informazioni false, che, in questo modo, hanno libertà di circolare indisturbate.

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