lunedì 11 aprile 2022

Gli imprevisti della ricerca sociologica


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Ogni indagine sociologica richiede un’attività complessa. È quindi importante che il ricercatore sia consapevole fin dall’inizio della possibilità che si verifichino, già nelle prime fasi della ricerca, situazioni impreviste e perturbanti. Un esempio classico potrebbe essere l’effetto Hawthorne e la serendipity.

 

Effetto Hawthorne

L’espressione effetto Hawthorne deriva da un’azienda produttrice di telefoni situata a Chicago, all’interno della quale Elton Mayo condusse a partire dal 1927 delle ricerche sull’organizzazione del lavoro. Nelle prime indagini Mayo e collaboratori si proposero di verificare l’influenza di alcune condizioni materiali sulla produttività di un gruppo di operaie: una classica rilevazione del variare delle risposte al variare degli stimoli. La produttività aumentava sia nel gruppo di prova sia in quello di controllo e indipendente dal variare delle condizioni materiali di lavoro. Poiché l’unico stimolo esterno comune ai due gruppi era la presenza dei ricercatori impegnati a rilevare gli effetti delle variabili introdotte, si comprese che essere oggetto di osservazione aveva prodotto degli effetti imprevisti di responsabilizzazione, coesione ed efficienza.

L’effetto Hawthorne rivelò la presenza di un feedback (retroazione) tra gli osservatori e osservati.  Fu confermata l’esistenza di un effetto ricercatore, conosciuto anche dagli scienziati della natura, secondo il quale la presenza di un soggetto che controlla, misura, verifica può modificare sensibilmente lo svolgimento di un’indagine scientifica influendo sui risultati.

 

Serendipity

Horace Walpole nel 1754 coniò la parola serendipity, la quale significa “possibilità di fare piacevoli scoperte per puro caso”. Il concetto fu caro al grande sociologo 

statunitense Robert Merton (1910 – 2003), che vi deditò quarant’anni di ricerche e studi. Secondo Merton, infatti, la ricerca empirica non ha solo il compito passivo di controllare e verificare ipotesi, ma può anche dare origine a nuove ipotesi “in corso d’opera”. Esiste una componente della serendipity, cioè la possibilità di scoprire delle novità alle quali non si pensava affatto. A tale proposito occorre che li ricercatore sappia cogliere la rilevanza di dati anomali e imprevisti che gli si presentano davanti, dai quali si può sviluppare una nuova teoria.

Come esempio di serendipity nella ricerca sociale, Merton riferisce un episodio accaduto durante un’indagine da lui condotta a Craftown, una comunità suburbana di circa 700 famiglie. A Craftown c’era un elevato grado di partecipazione alla vita sociale, con intesa frequentazione di associazioni e gruppi.

Le famiglie con i loro bambini piccoli che di solito escono poco di casa. I genitori interpellati spiegarono che potevano uscire tranquillamente perché a Craftown era molto facile trovare degli adolescenti che badassero ai loro bambini. Era una spiegazione ragionevole, ma non corrispondente alla realtà.

Nuove interviste con gli abitanti permisero di capire che la facilità di trovare ragazzi in grado di badare ai bimbi piccoli non dipendeva dal numero complessivo di adolescenti, ma dal numero di adolescenti ben conosciuti e fidati. L’errore di valutazione numerica, compiuto da quei genitori che avevano detto agli intervistatori quanto fosse facile a Craftown trovare giovani baby-sitter, dipendeva dal senso di fiducia reciproca e di coesione so sciale diffuso in quella piccola comunità. La scoperta casuale e inattesa alimentò la teoria secondo la quale la percezione sociale non è neutra, ma è il prodotto di uno schema sociale interiorizzato.

 

 

 

 

Che cosa sono l’effetto Hawthorne e l’effetti ricercatore?

-       L’effetto Hawthorne rivelò la presenza di un feedback (retroazione) tra gli osservatori e osservati.  Fu confermata l’esistenza di un effetto ricercatore, conosciuto anche dagli scienziati della natura, secondo il quale la presenza di un soggetto che controlla, misura, verifica può modificare sensibilmente lo svolgimento di un’indagine scientifica influendo sui risultati.

 

Come può essere definita la serendipity?

-       Significa “possibilità di fare piacevoli scoperte per puro caso”.

A tale proposito occorre che li ricercatore sappia cogliere la rilevanza di dati anomali e imprevisti che gli si presentano davanti, dai quali si può sviluppare una nuova teoria.

 

A chi si deve e in che cosa consiste il concetto di “profezia che si autoadempie”?

-       La profezia che is autoadempie è un concetto sviluppato da Merton. Se gli uomoni definiscono certe situazioni come reali, esse diventano reali nelle loro conseguenze. Ciò significa che, se gli uoomini attribuiscono valore di verità a un pregiudizio, comportandosi di conseguenza contribuirano a produrre degli effetti che confermeranno quel pregiudizio.

 

Come si può definire la social desirability?

-       La desiderabilità sociale è la tendenza delle persone a presentarsi in modo generalmente favorevole. In particolare, nel campo della valutazione della personalità e degli atteggiamenti, il tema dell'auspicabilità sociale è stato e rimane la fonte di argomenti di lunga data e talvolta acrimoniosi.

domenica 3 aprile 2022

Gli strumenti di indagine del sociologo

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Metodi qualitativi e quantitativi

I metodi utilizzati nella sociale sono stati classificati in vari modi tenendo conto di alcune caratteristiche.

I metodi qualitativi producono resoconti, analisi approfondite, descrizioni e valutazioni della realtà sociale in cui la quantificazione numerica è modesta; è centrale la preoccupazione di capire come e perché si verificano certi fenomeni sociali. Vi appartengono l’osservazione partecipante, l’intervista libera non strutturata, la trascrizione di fonti orali, le storie di vita.

I metodi quantitativi si interessano maggiormente del “quanto e quante volte” e danno luogo a misurazioni dei fenomeni sociali sotto forma di tabelle e statistiche numeriche o di rappresentazioni grafiche come un’intervista e il questionario strutturati.

I metodi qualitativi consentono un’approfondita conoscenza di pochi casi esemplari, la cui esplorazione comporta tempo, pazienza e notevoli risorse economiche adeguati a un’indagine di carattere intensivo, che richiede la presenza del ricercatore sul campo.

I metodi quantitativi permettono un veloce screening di ampie quote di popolazione; i loro pregi sono la velocità di esecuzione e il costo contenuto, e la loro collocazione ideale è un’indagine di tipo estensivo.

Una ricerca di ampie porzioni, con finanziamenti sicuri e senza limiti di tempo troppo stretti, potrebbe avvalersi di entrambi gli approcci: in un primo momento di quello qualitativo per sondare preliminarmente il contesto sociale prescelto; successivamente potrebbe utilizzare interviste e questionari strutturati per raccogliere in modo sistematico i dati sull’entità e le caratteristiche del fenomeno preso in esame e per effettuare sondaggi d’opinione.

Elton Mayo (1880 – 1949) e l’indagine sull’antisemitismo del filosofo e sociologo tedesco Theodor Adorno (1903 – 1969), l’imperniata sulla misurazione degli atteggiamenti dei cittadini statunitensi verso gli ebrei. Si tratta di indagini standardizzate, ovvero caratterizzate da uniformità di procedura nella somministrazione di stimoli e domande ai soggetti della ricerca.

Il terreno di elezione della ricerca qualitativa è l’antropologia; il metodo qualitativo più conosciuto e usato è l’osservazione partecipante, in cui il ricercatore si mescola ai soggetti osservati e ne condivide le abitudini di vita.

Anche in sociologia, però troviamo autori e correnti che hanno prediletto l’indagine intensiva e approfondita su pochi soggetti seguiti per un periodo di tempo abbastanza lungo.

Ad esempio, nella ricerca del sociologo statunitense Howard Becker (1928) sulla vita dei musicisti che si esibiscono nelle sale da ballo: Becker, egli stesso musicista, condivise orari e abitudini.

 

I diversi tipi di osservazione

L’”osservazione” è il metodo più indicato per registrare le varie manifestazioni del comportamento non verbale.

Il metodo dell’osservazione partecipante è stato codificato dalla ricerca antropologica del Novecento da Malinowski, Boas, Mead, Levi-Strauss, i quali trascorsero lunghi periodi di tempo presso le popolazioni di cui poi descrissero la cultura, condividendone usi e costumi.

L’osservazione non partecipante può essere condotta sul campo, ossia nelle condizioni abituali di vita e lavoro dei soggetti osservati, oppure nella situazione artificiale del laboratorio. La rilevazione delle interazioni sociali in un gruppo-classe, svolta da psicologi scolastici o dagli stessi insegnanti; un esempio del secondo tipo sono le osservazioni sulle dinamiche nei piccoli gruppi condotte su soggetti volontari in laboratori provvisti di specchi unidirezionali e di strumenti di registrazione.

I metodi osservativi presentano numerosi svantaggi: l’osservazione partecipante consente uno studio dettagliato, approfondito e protratto nel tempo e non introduce modificazioni nella situazione osservata; l’osservazione non partecipante condotta in laboratorio consente di tenere sotto controllo le variabili prescelte.

I limiti delle indagini osservative sono: l’impossibilità di stabilire dei rapporti di causa-effetto tra due variabili, le dimensioni generalmente modeste del campione preso in esame e la difficoltà di ottenere una completa quantificazione dei dati; l’osservazione partecipante e gli studi longitudinali sono impegnativi e dispendiosi.

 

Gli strumenti dell’inchiesta: il questionario e l’intervista

Si definisce survey l’inchiesta di medio raggio, che serve per conoscere comportamenti e opinioni di ampie quote di popolazione. Gli strumenti di indagine più frequentemente utilizzati nell’inchiesta sono il questionario e l’intervista strutturati. Si compongono di una lista di domande: il questionario può essere recapitato proposta e compilato senza bisogno di assistenza, mentre l’intervista richiede sempre ola presenza dell’intervistatore.

Il questionario è una lista di domande strutturate o aperte alle quali il soggetto deve rispondere con la garanzia dell’anonimato. Le domande devono essere brevi, chiare, semplici, prive di ambiguità e non tendenziose. Anche la grafica è importante. Il questionario è lo strumento di indagine più indicato per raccogliere velocemente una grande quantità di dati sulle abitudini e le opinioni dei cittadini, offre di elaborare statisticamente le domande strutturate. Il limite di questo metodo è l’assenza di flessibilità: il questionario, infatti, pone a tutti gli interpellati le stesse domande e non consente nessun tipo di approfondimento.

L’intervista è uno strumento più duttile e flessibile del questionario. Esistono forme intermedie di strutturazione che danno una certa “libertà di manovra”. L’intervistatore può essere direttivo o non direttivo; nel primo caso conduce il gioco, pretende risposte precise e lascia poca libertà all’intervistato; nel secondo si limita a stimolare l’interlocutore e cerca di metterlo a suo agio per farlo parlare liberamente. L’intervista ha tempi di attuazione piuttosto lenti e la sua riuscita è legata alla competenza e all’esperienza dell’intervistatore.

La tecnica non direttiva indicata nella raccolta di quegli ampi e dettagliati resoconti di vicende biografiche individuali che prendono il nome di storie di vita. Si tratta di narrazioni esemplari che tratteggiano e illuminano condizioni di vita di grande interesse sociologico, e interessano soprattutto chi ritiene che in sociologia la singola testimonianza diretta sia insostituibile per la ricchezza di informazioni e le possibilità di approfondimento che offre.

Tecnicamente la storia di vita si presenta come la registrazione fedele di un resoconto orale.

Rigoberta Menchù, donna guatemalteca premio Nobel per la pace nel 1992, lotta per i diritti del popolo indio discendente dai Maya. Raccontò alla studiosa francese Elisabeth Burgos la storia della sua vita.


L’analisi dei documenti

In sociologia si definisce documento ogni testimonianza registrata su rapporti di vario tipo allo scopo di trasmettere e conservare informazioni. Il documento possiede quindi un’intenzionalità che non tutte le testimonianze hanno: un manufatto in legno è sicuramente una testimonianza, ma non si può definire documento perché non è stato creato per trasmettere informazioni.

Un’utile classificazione dei documenti li distingue in:

-       Personali: lettere, diari, filmati per uso privato, fotografie

-       Pubblici: verbali di riunioni, pagelle e registri scolastici, leggi, regolamenti, sentenze, materiale d’archivio, programmi radio-televisivi, stampa periodica

-       Statistici: pubblicazioni curate da enti specializzati come l’ISTAT, o il CENSIS

-       Scientifici: studi e resoconti di ricerche già svolte nell’ambito delle scienze sociali.

Nella storia della sociologia le prime ricerche empiriche sono state condotte su documenti. Gli esempi più famosi sono l’indagine sul suicidio di Durkheim e la ricerca sulle condizioni di vita e la mentalità degli immigrati polacchi negli Stati Uniti di Thomas e Znaniecki. Durkheim utilizzò studi precedenti e documenti tratti dagli archivi del Ministero della giustizia, mentre Thomas e Znaniecki utilizzarono materiale privato, come lettere degli immigrati ai parenti rimasti in Polonia.

Per “far parlare” i documenti e ricavarne le informazioni che interessano si possono usare tecniche qualitative o quantitative: le prime portano a descrizioni, valutazioni, ricostruzioni di abitudini e mentalità, mentre le seconde servono per ricavare dati numerici, elenchi e misure. Di queste ultime è un esempio l’analisi del contenuto; attraverso una serie di sofisticate procedure si arriva a una mappatura del campione preso in esame, che rivela quante volte, in che modo e per quali scopi il contenuto che interessa è presente nell’unità di analisi prescelta.

Il vantaggio dell’esame di documenti è la sua praticità: si tratta di una tecnica che permette al ricercatore di risparmiare tutto il lavoro di produzione dei dati mediante osservazioni, interviste, questionari e altri metodi, perché li offre già pronti.

Lo svantaggio è che far parlare i documenti non è semplice e si ha spesso l’impressione di non cogliere la situazione sociale nella sua immediatezza. Un altro limite è l’inevitabile parzialità dei documenti stessi. I documenti scritti privati ci parlano soltanto di coloro che sapevano leggere e scrivere, quindi delle classi privilegiate. La storia delle classi popolari va invece ricostruita attraverso altri tipi di testimonianze.

 

 

 

 

Quanti tipi di osservazione esistono in sociologia?

-       L’osservazione è il metodo più indicato per registrare le varie manifestazioni del comportamento non verbale.

-       Il metodo dell’osservazione partecipante è stato codificato dalla ricerca antropologica del Novecento da Malinowski, Boas, Mead, Levi-Strauss, i quali trascorsero lunghi periodi di tempo presso le popolazioni di cui poi descrissero la cultura, condividendone usi e costumi. 

-       L’osservazione non partecipante può essere condotta sul campo, ossia nelle condizioni abituali di vita e lavoro dei soggetti osservati, oppure nella situazione artificiale del laboratorio. La rilevazione delle interazioni sociali in un gruppo-classe, svolta da psicologi scolastici o dagli stessi insegnanti; un esempio del secondo tipo sono le osservazioni sulle dinamiche nei piccoli gruppi condotte su soggetti volontari in laboratori provvisti di specchi unidirezionali e di strumenti di registrazione.

 

Quali sono gli strumenti dell’inchiesta e in che cosa consistono?

-       Si definisce survey l’inchiesta di medio raggio, che serve per conoscere comportamenti e opinioni di ampie quote di popolazione. Gli strumenti di indagine più frequentemente utilizzati nell’inchiesta sono il questionario e l’intervista strutturati. Si compongono di una lista di domande: il questionario può essere recapitato proposta e compilato senza bisogno di assistenza, mentre l’intervista richiede sempre ola presenza dell’intervistatore.

 

Che cosa sono le storie di vita?

-       La tecnica non direttiva indicata nella raccolta di quegli ampi e dettagliati resoconti di vicende biografiche individuali che prendono il nome di storie di vita. Si tratta di narrazioni esemplari che tratteggiano e illuminano condizioni di vita di grande interesse sociologico, e interessano soprattutto chi ritiene che in sociologia la singola testimonianza diretta sia insostituibile per la ricchezza di informazioni e le possibilità di approfondimento che offre.

Tecnicamente la storia di vita si presenta come la registrazione fedele di un resoconto orale.

 

Come si classificano i documenti?

-       Un'utile classificazione dei documenti li distingue in:

o   Personali: lettere, diari, filmati per uso privato, fotografie

o   Pubblici: verbali di riunioni, pagelle e registri scolastici, leggi, regolamenti, sentenze, materiale d'archivio, programmi radio-televisivi, stampa periodica

o   Statistici: pubblicazioni curate da enti specializzati come l'ISTAT, o il CENSIS

o   Scientifici: studi e resoconti di ricerche già svolte nell'ambito delle scienze sociali.

sabato 2 aprile 2022

La ricerca sociologica


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Nella ricerca sociologica sono sempre presenti due protagonisti: il “ricercatore”, ovvero il “professionista” che possiede gli strumenti teorici e pratici per condurre l’indagine, e il committente, cioè chi patrocina e finanzia la ricerca.

Nel Novecento, grazie a Karl Popper (1902 – 1994), Thomas Kuhn (1922 – 1996) e Paul Feyerabend (1924 – 1994), si è diffusa una nuova immagine del ricercatore: non più tecnico ben preparato che si comporta in modo “neutro” e impersonale, come se non fosse dotato di una sua soggettività, bensì una mente creativa coinvolta nel proprio lavoro, consapevole di avere un proprio punto di vista, propri orientamenti ideologici e perfino pregiudizi.

Precognizioni, sotto forma di concetti e teorie, ci orientano nel nostro approccio alla realtà naturale e sociale.

Il committente, persona o ente che promuove e finanzia la ricerca e che, in qualche misura, può orientarne lo svolgimento. È la persona o l’istituzione politica o socioculturale. Il principale ente promotore di ricerca pura è l’università. La ricerca universitaria nasce dal dibattito teorico allo scopo di approfondire la conoscenza di fenomeni sociali emergenti o di verificare determinate ipotesi. Le università destinano una parte dei loro fondi, provenienti da finanziamenti pubblici o privati.

Oltre alle università ci sono numerosi istituti di ricerca pubblici, come l’ISTAT, e privati, che svolgono indagini sociali autonomamente o per conto e in collaborazione con altri soggetti.

La figura del committente ha un particolare rilievo nelle interpretazioni degli studiosi di orientamento marxista o vicini alle posizioni della Scuola di Francoforte.

La ricerca sociologica è connessa alle lotte e ai conflitti che caratterizzano la società divisa in classi.

Gli interessi e gli obiettivi del committente possono orientare la ricerca in una direzione piuttosto che in un’altra.

Un committente potrebbe essere una grande azienda, che desidera una ricerca sulle innovazioni nella gestione di relazioni interne ed esterne. Il ricercatore offre la propria competenza alla classe imprenditoriale per migliorare il sistema produttivo senza criticarlo; il ricercatore si mette dalla parte degli emarginati per far sentire la loro voce e far conoscere i bisogni e le ragioni umane di una scelta di vita.

 

L’oggetto della ricerca

Oltre al ricercatore e al committente, un terzo, obbligato, protagonista della ricerca sociologica è il fenomeno osservato, che costituisce l’oggetto della ricerca: può trattarsi di un fatto o di un problema che coinvolge la società o di una parte di essa, di un processo sociale o di un’entità collettiva, è riconducibile a soggetti umani che interagiscono e danno significato al loro agire.

Il ricercatore isola inevitabilmente alcuni aspetti o proprietà che possono essere rilevati, misurati, comparati con altri. In una ricerca sulla mobilità sociale, può decidere di confrontare il titolo di studio posseduto dagli individui; in uno studio sulla devianza, può concentrare la sua attenzione su una condotta deviante.

 

Gli scopi della ricerca

Il fine di un’indagine sociologica è quello di approfondire la conoscenza di fenomeni sociali nuovi oppure poco chiari. Semplificando, possiamo individuare 3 scopi principali della ricerca sociologica.

Descrivere un fenomeno sociale nuovo considerato rilevante e perciò meritevole di indagine.

1.    In questi casi la ricerca perviene a una fotografia della realtà e consente di avanzare un’idea precisa di fatti e processi sociali contemporanei, con abbondanza di dati numerici, tabelle, grafici, statistiche, che permettono di andare oltre le semplificazioni.

2.    Rispondere a interrogativi che sorgono dall’analisi dei fatti e dei comportamenti sociali. Questi interrogativi possono essere stimolati anche dalla ricerca stessa.

3.    Individuare correlazioni, ossia variazioni concomitanti, tra diversi fenomeni sociali, e approfondirli allo scopo di stabilire eventuali rapporti di causa-effetto tra di loro.

La ricerca consente anche di fare delle previsioni sulla realtà sociale futura.

 

Fasi della ricerca: un meccanismo circolare

In ogni indagine sociologica si possono distinguere due fasi

-       La fase ideativa, che comprende la scelta del problema su cui sarà condotta l’indagine, la definizione delle ipotesi e la formulazione del disegno della ricerca;

-       La fase di attività pratica, che coincide con la vera e propria indagine empirica e comprende la raccolta dei dati, l’analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati.

Le fasi della ricerca sono tutte necessarie e collegate tra loro secondo un movimento circolare, la ricerca non ha mai fina, perché dall’interpretazione dei risultati può nascere lo stimolo per una nuova ricerca.

La fase teorica è molto importante poiché, prima di “scendere in campo” e dare inizio al lavoro di raccolta dei dati empirici, il sociologo deve avere ben chiaro che cosa fare, in che modo e per quali scopi.

 

1.    Scelta del problema e definizione delle ipotesi

2.    Formulazione del disegno di ricerca

3.    Raccolta dei dati

4.    Codifica e analisi dei dati

5.    Interpretazione dei risultati

 

La fase ideativa

Lo studioso deve scegliere il problema su cui indagare e esaminare attentamente tutta la letteratura scientifica disponibile sull’argomento.

I passaggi successivi della fase teorica sono la definizione dell’ipotesi e la formulazione del disegno di ricerca.

Il ricercatore deve formulare l’ipotesi di partenza della ricerca. L’ipotesi è un’affermazione da verificare con la ricerca stessa. L’ipotesi si dice monovariata quando riguarda una sola variabile. L’ipotesi si dice invece multitvariata o relazione quando pone un rapporto tra due o più variabili.

L’ultimo passo della fase teorica è rappresentato dalla formulazione de disegno di ricerca, ovvero il momento in cui il ricercatore decide il metodo adeguato a raggiungere gli scopi che si è prefisso e stabilisce l’ampiezza dell’unità di analisi.

La scelta del metodo è strettamente legata allo scopo della ricerca che, come abbiamo detto, può proporsi di descrivere, spiegare o prevedere i fenomeni sociali; i metodi di inchiesta descrive una situazione sociale, mentre i metodi osservati consentono di spiegare i fenomeni e fare previsioni sul loro sviluppo futuro.

 

L’attività pratica

Il passo successivo alla formulazione del disegno di ricerca è il vero e proprio lavoro sul campo. Per raccogliere i dati necessari a verificare le ipotesi formulate, il sociologo ha a disposizione numerose tecniche di indagine: fra le più utilizzate ricordiamo i diversi tipi di osservazione, i metodi d’inchiesta, l’intervista libera, le storie di vita, l’analisi di documenti.

Le informazioni devono essere elaborate e sistemate. Questa elaborazione avviene attraverso l’uso delle tecniche statistiche di trattamento dei dati e grazie all’apporto ormai indispensabile di strumenti informatici, come software grafici.

L’interpretazione dei risultati permette di controllare se e in quale misura le ipotesi iniziali sono state verificate.

 

 

 

 

 

Chi sono ricercatore e committente nella ricerca sociologica?

-       Il ricercatore offre la propria competenza alla classe imprenditoriale per migliorare il sistema produttivo senza criticarlo; il ricercatore si mette dalla parte degli emarginati per far sentire la loro voce e far conoscere i bisogni e le ragioni umane di una scelta di vita.

-       La figura del committente ha un particolare rilievo nelle interpretazioni degli studiosi di orientamento marxista o vicini alle posizioni della Scuola di Francoforte.

La ricerca sociologica è connessa alle lotte e ai conflitti che caratterizzano la società divisa in classi.

Gli interessi e gli obiettivi del committente possono orientare la ricerca in una direzione piuttosto che in un’altra.

Un committente potrebbe essere una grande azienda, che desidera una ricerca sulle innovazioni nella gestione di relazioni interne ed esterne.

 

Che cosa si intende per “correlazione” in sociologia?

-       Il ricercatore deve formulare l’ipotesi di partenza della ricerca. L’ipotesi è un’affermazione da verificare con la ricerca stessa. L’ipotesi si dice monovariata quando riguarda una sola variabile. L’ipotesi si dice invece multitvariata o relazione quando pone un rapporto tra due o più variabili.

 

Come si possono definire la fase ideativa e la fase pratica dell’indagine sociologica?

-       La fase ideativa, che comprende la scelta del problema su cui sarà condotta l’indagine, la definizione delle ipotesi e la formulazione del disegno della ricerca;

-       La fase di attività pratica, che coincide con la vera e propria indagine empirica e comprende la raccolta dei dati, l’analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati.

 

Che cos’è un’ipotesi e di che tipo può essere?

-       L’ipotesi è un’affermazione da verificare con la ricerca stessa. L’ipotesi si dice monovariata quando riguarda una sola variabile. L’ipotesi si dice invece multitvariata o relazione quando pone un rapporto tra due o più variabili.

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